Questo tempo liturgico* ha due caratteristiche: la preparazione al Natale e l’attesa della gloriosa venuta di Cristo. Il tempo di Avvento non va separato nemmeno da quello del Natale-Epifania con il quale costituisce un’unità che celebra la manifestazione del Signore. La nostra fede dell’incarnazione del Verbo sostiene la “nostra attesa escatologica”, della fine dei tempi, e ci permette di riconoscere il Cristo che “ora viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno”.
Due sono le modalità caratteristiche per vivere questo tempo liturgico: la preghiera e la carità.
La prima è la concreta attuazione della dimensione dell’attesa e della speranza; la preghiera infatti è ricerca dell’incontro con Cristo, è alimentare la lampada della propria fede. É soprattutto espressione di “povertà” intesa non tanto in senso economico, quanto in senso spirituale: povero è chi riconosce di dipendere interamente da Dio, è chi riconosce di non poter vantare meriti particolari e quindi attende con fiducia la salvezza che Dio gli offre nel Figlio suo Gesù Cristo, apparso nella povertà della nostra natura umana.
La seconda, la carità, è concretizzare l’invito ad un’attesa vigilante che consiste “nell’andare incontro al Cristo che viene con le buone opere”. Carità è anche presa di coscienza critica di fronte ad un contesto consumista che sembra soffocare i richiami alla giustizia, alla solidarietà, alla conversione che il profeta Isaia e Giovanni Battista fanno risuonare in questo tempo liturgico.
L’Avvento è un tempo chiaramente segnato dalla presenza della beata Vergine Maria: è lei che ci invita all’attesa, che ci è di esempio nell’ascolto, nell’accoglienza dello Spirito Santo; la solennità dell’Immacolata Concezione ci viene in aiuto.
*A cura del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile. Sussidio “Seguimi” 2011
I Domenica di Avvento 27 novembre 2011 Ciclo B
La venuta del Signore ci cambia sempre, ci impone un cambiamento di mentalità. Gesù è colui che ci attende. La Sua venuta non può non essere programmata nelle nostre agende. Nella nostra vita a volte frenetica il Signore ci chiede uno spazio di silenzio nel quale coltivare l’attesa. Sarà il silenzio dei nostri mille pensieri, il silenzio delle preoccupazioni, il silenzio da coltivare tra le tante occupazioni quotidiane, e oggi più che mai il silenzio dei nostri cellulari, i-pad, i-pod, computer, ecc. Avvento vuol dire letteralmente avvicinarsi, venire vicino; un tempo di incamminati, in cui tutto si fa più vicino: Dio a noi, noi agli altri, io a me stesso.
Se impariamo a guardare il mondo con occhi nuovi, sapremo riconoscere la sua venuta, aprire gli occhi al prossimo che ci sta accanto e ha bisogno della nostra attenzione, della nostra presenza.
Liturgia della Parola
- I lettura Is 63, 16b-17. 19b; 64, 2-7
Dio è nostro Padre. Questo ci annuncia il brano del profeta Isaia. È con questa certezza che lo preghiamo, con questa confidenza che gli chiediamo perdono, con questo senso di fiducia e di abbandono che gli lasciamo plasmare il nostro cuore.
- Salmo 79
- II lettura 1 Cor 1, 3-9
L’apostolo Paolo si rivolge ai fedeli della comunità di Corinto invitandoli a continuare a mettere a frutto la grazia che è stata loro donata dal Signore Gesù. È un invito che viene rivolto oggi anche a noi.
- Vangelo Mc 13, 33-37
Vegliate! Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà. Gesù raccomanda: state attenti, vigilate. Bisogna essere delle sentinelle. Per noi oggi vigilare è ritornare alla dimensione dell’essenziale e in modo più pratico vivere la nostra vita come un pellegrinaggio in cui tutto è dono e motivo di condivisione. Fiducia e speranza: il Signore ci viene incontro già del nostro quotidiano. Vegliate!
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