Un coro
tutto vestito di bianco nel cuore della comunità dei preti anziani. Lunedì 19
marzo, alla Casa del Clero nell'ala nord del Seminario, sulle note della
pianola di don Giuseppe Grosselli per la prima volta un bel gruppo di Figlie di
San Camillo (c'erano anche le consorelle più anziane) ha animato con il canto
la Messa per la comunità dei preti, dei loro familiari e dei volontari.
“Avete
sentito cantare le suore, ma ora vi darò una notizia che vi sorprenderà – ha detto
nel suo saluto il vicario generale mons. Lauro Tisi – ovvero che dalle prossime
settimane alcune suore di San Camillo canteranno qui in maniera diversa:
saranno presenti con il loro servizio”. E' scoppiato un applauso di
riconoscenza dopo che il vicario ha spiegato che non si tratterà certo di un
lavoro d'assistenza ma di una presenza all'insegna del carisma camilliano:
testimoniare ad ogni persona la misericordia di Dio. “Non saranno
principalmente delle infermiere - ha aggiunto don Lauro - anche se qualificate,
ma delle donne di Dio che possono aiutare i preti a vivere questo momento
delicato del nostro ministero, segnato spesso dalla sofferenza”.
Mons. Tisi
ha spiegato com'è maturato provvidenzialmente questo “dono”; nell'ambito della
rinnovata attenzione delle Figlie di San Camillo ai problemi del territorio
(vedi Vita Trentina n.6/2012) la diocesi ha chiesto alla superiore
generale e alla nuova superiora trentina di poter contare sulla loro presenza
presso l'Infermeria del clero, al fianco dei laici e dei volontari coordinati
dal direttore Silvio Magnini e dal presidente mons. Alberto Carotta. La
risposta è stata subito positiva, anzi entusiasta a giudicare dall'immediata
simpatia con cui anche lunedì le suore si sono intrattenute con i 39 sacerdoti
ospiti e i loro familiari. Vengono dall'Asia, dall'Africa, dall'America Latina
e il vicario ha pregato per i loro Paesi martoriati (dal Burkina Faso
all'India) rilevando che questa loro origine “dai confini di tutta la terra”
spalanca anche gli orizzonti della nostra comunità.
Per
quest'annuncio non è stata scelta a caso la ricorrenza di San Giuseppe, molto
legato alla spiritualità camilliano: don Lauro ha sottolineato la sua capacità
di ascolto della Parola di Dio, presentandolo come “custode del Redentore” che
ricorda a tutta la Chiesa il compito di tenere sempre lo sguardo fisso su
Gesù”. E rivolgendosi ai preti anziani, alcuni toccati all'improvviso
dall'infermità, ha osservato come Giuseppe sia l'uomo capace di cambiare
programmi nella vita. “Anche noi preti ci troviamo ad un certo punto della vita
a dover cambiare programmi, a doverci reinventare alla grande una modalità
nuova di essere preti, che passa magari attraverso il pianto e la sofferenza ma
che può essere altrettanto feconda”.
Presso da: Vita Trentina
Trento, le camilliane arrivano alla Casa del clero - 19/3/2012 - Silvio Magnini
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