[…] Le prime fondazioni fuori Roma. - A distanza di pochi mesi dalla fondazione, il nascente Istituto, allarga i propri orizzonti di carità. Le prime giovani religiose portano la loro testimonianza al di fuori delle mura di Roma. Prime destinatarie in ordine cronologico sono la fondazione di Cremona e quella di Mesagne.
Entrambe hanno storie molto
ricche: la residenza di Cremona, inaugurata dalla stessa Fondatrice Vannini nel
1893, nata per l’assistenza a domicilio, si trasforma col passare degli anni in
Casa di Cura; a Mesagne le Figlie di S. Camillo trovano un antico convento
francescano che in seguito a trasformazioni radicali diventerà un ospedale per
la cura degli ammalati.
a) A Cremona. - I
rapporti tra Roma e Cremona, circa la fondazione di una seconda comunità di
Figlie di San Camillo, prendono avvio da una lettera di un religioso
camilliano, padre Urbano Frare, superiore della comunità dei camilliani in
questa città, al Servo di Dio, datata 25 settembre 1892, nella quale chiede una
comunità di suore per l’assistenza alle inferme nelle case private, in Cremona,
«dove di simili istituzioni sentesi vivo il bisogno» (v. infra, B, 6).
L’invito di padre Frare
giungeva quanto mai opportuno per la neo- comunità camilliana; infatti proprio
lo stesso giorno, 25 settembre 1892, il Prefetto della Sacra Congregazione dei
Vescovi e Regolari, il Cardinal Isidoro Verga, era ricevuto in udienza dal Papa
Leone XIII e, alla richiesta di approvazione dell’istituzione delle Figlie di
S. Camillo in Roma, ricevette la conferma della risposta negativa già avuta una
volta e cioè «non expedire» (v. infra, B, 10).
L’istanza cremonese, pertanto
dà una nuova speranza e possibilità di sopravvivenza alle Figlie di S. Camillo,
nel caso esse dovessero davvero allontanarsi da Roma. Questa la motivazione
principale che indusse il Servo di Dio ad accogliere così presto la richiesta
della fondazione di un’altra casa, nonostante la precocità dei tempi.
Padre Tezza rispose alla
richiesta recandosi di persona a Cremona due mesi dopo, a novembre, per
contattare direttamente sia il Superiore p. Frare, e coloro che donavano la
casa, sia per ottenere il benestare dell’Ordinario della diocesi (v. infra, B, 20).
La fondazione di Cremona
rappresentava per il gruppo di via Giusti un atto di coraggio e in un certo
senso un rischio; le Figlie di san Camillo erano ancora poche di numero e la
loro attività in fase iniziale. Inoltre a Cremona veniva meno la presenza del
fondatore. Tuttavia essa era un segno della vitalità e dell’entusiasmo che animava
il nuovo Istituto.
Il Tezza nell’agosto del 1893
scriveva al Vescovo di Cremona, Mons. Geremia Bonomelliper ringraziare del
permesso ricevuto ed informare che sette religiose «piene del più ardente
desiderio di consacrarsi alla cura delle persone malate», stavano per partire
(v. infra, B, 9).
La fondazione camilliana
nella città di Cremona ebbe inizio il 17 agosto 1893, in via Gonzaga n. 4, in una casa presa in
affitto.
Le notizie sono date dal Tezza nella Cronaca della Casa di Via
Giusti: le religiose scelte per formare la comunità sono sette novizie che,
prima di partire, il 15 agosto 1893 emettono a Dio in privato la professione
dei voti temporanei, in attesa delle ulteriori disposizioni della Sacra
Congregazione. Esse sono: suor Camilla Moggio, posta a guida della comunità,
suor Antonietta Elisei, suor Teresa Bevilacqua, suor Agnese Staderini, suor
Vittorina Panetta, suor Giovanna Gabellieri, suor Vincenza Ceretti, suor
Francesca Rocchi. (v. infra, B, 20).
L’opera ricevette presto
stima e consensi da parte dell’intera cittadinanza, tanto che «molte e
pressanti furono fin dal principio le domande d’assistenza diurna e notturna
nelle case della città e dei sobborghi vicini. Nello stesso anno vennero fatte
anche due domande di nuove fondazioni».Una eco autorevole del favore riscosso
dalle camilliane è nella testimonianza di Mons. Bonomelli. Il 26 novembre 1895
scriveva al P. Tezza che la comunità delle camilliane era una benedizione per
la città: «La loro condotta è esemplare, la loro carità e prudenza, lo spirito
di mortificazione le rendono venerande». (v. infra, B, 26).
Il 30 dicembre 1893 inviava a
Roma una lettera postulatoria al Papa in favore dell’approvazione del nuovo
Istituto, perché «con il loro zelo, con la instancabile operosità e con i loro
modi semplici si sono acquistata la stima universale» (v. infra, B, 13).
L’opera delle figlie di San
Camillo in Cremona corrisponde alle finalità proprie dell’Istituto. Su un
giornale locale, La Provincia appare un
articolo dal titolo Le Figlie di San
Camillo, nel quale vengono definite «angeli
di carità e di abnegazione» (v. infra,
B, 27).
La
comunità di Cremona stava molto a cuore al Fondatore e questa rispose
positivamente alle sue predilezioni con un rilevante contributo di vocazioni:
la prima entrò nell’Istituto il 24 agosto 1893, dopo appena nove giorni dall’arrivo delle suore e si
trattava della giovane Giulia Ferrari, futura Madre Alfonsina Ferrari,
Superiora generale dell’Istituto dopo la Beata Vannini. […]
Dalla Positio Beato Padre Luigi Tezza
Visita il sito dei camilliani.
http://www.camilliani.it/notgen/articoli/74-ultime/326-dopo-quattro-secoli-san-camillo-e-ritornato-a-cremona.html
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