Perché sono religiosa/o?
Perché noi scegliamo la vita comunitaria? È una domanda che sembra facile rispondere ma veramente non lo è.
Dobbiamo cercare di capire quello che intendiamo dire e comunicare.
Scegliamo la vita comunitaria; nasce della esperienza della nostra povertà, in questa povertà che esige incontrare persone che possono aiutarci a realizzarci a completare la nostra missione.
La prima comunità, dove noi dobbiamo fissare gli occhi è la comunità Trinitaria, dove il Padre ha bisogno del Figlio e dello Spirito Santo. Se esistesse un solo Dio non potrebbe comunicarsi ad altri. Lo stesso Gesù se ha Incarnato, e per realizzare la sua opera di salvezza per comunicare il messaggio di amore del Padre, per annunciare al mondo il Vangelo ha avuto bisogno di apostoli, discepoli che continuano a cooperare con Lui.
Siamo poveri alla ricerca di fratelli e sorelle che ci accolgono e che con i loro doni completano la nostra povertà e noi con i nostri doni completiamo la loro povertà e insieme formiamo comunità di comunione e partecipazione.
Ma la comunità nasce anche dalla coscienza della nostra ricchezza, un giorno nella vita scopriamo che portiamo nel cuore un grande desiderio di amare, di consolare di essere misericordiosi, d’annunciare il vangelo di fare conoscere Gesù.
Esperimentiamo in noi il desiderio di incontrare altre fratelli e sorelle ai quali possiamo donare la nostra ricchezza, mettere in comune i doni di grazia, di intelligenza, di entusiasmo per costruire insieme una comunità con cui condividiamo quello che siamo e quello che abbiamo.
Molte volte ascoltiamo religiose religiosi che domandano: che cosa mi da la comunità? questa domanda può portarci al egoismo e all'individualismo e a un senso di frustrazione davanti ai fallimenti della vita.
Dobbiamo porci un’altra domanda che cosa io offro alla comunità?
E' nella ricerca dei nostri doni o carismi che ci sono estati dati per il bene comune che li mettiamo al servizio degli altri e che generano la gioia di essere comunità.
Nessuno di noi può essere “consumatori” di comunità ma deve essere “costruttore di comunità” la comunità se costruisce insieme, se vive insieme, se realizza la missione insieme. Il bene comune è sempre più importante del bene individuale, come il bene di tutto il corpo è più importante che il bene di un unico membro del corpo.
Perché siamo comunità? perché siamo poveri, perché siamo ricchi!
Cf. Cap. 12 Lettere ai Corinzi
“La compasión, esto padecer-con, es la respuesta adecuada...
La compassione è dunque la “risposta adeguata” al valore immenso della persona malata, una “risposta fatta di rispetto, comprensione e tenerezza".
Perché noi scegliamo la vita comunitaria? È una domanda che sembra facile rispondere ma veramente non lo è.
Dobbiamo cercare di capire quello che intendiamo dire e comunicare.
Scegliamo la vita comunitaria; nasce della esperienza della nostra povertà, in questa povertà che esige incontrare persone che possono aiutarci a realizzarci a completare la nostra missione.
La prima comunità, dove noi dobbiamo fissare gli occhi è la comunità Trinitaria, dove il Padre ha bisogno del Figlio e dello Spirito Santo. Se esistesse un solo Dio non potrebbe comunicarsi ad altri. Lo stesso Gesù se ha Incarnato, e per realizzare la sua opera di salvezza per comunicare il messaggio di amore del Padre, per annunciare al mondo il Vangelo ha avuto bisogno di apostoli, discepoli che continuano a cooperare con Lui.
Siamo poveri alla ricerca di fratelli e sorelle che ci accolgono e che con i loro doni completano la nostra povertà e noi con i nostri doni completiamo la loro povertà e insieme formiamo comunità di comunione e partecipazione.
Ma la comunità nasce anche dalla coscienza della nostra ricchezza, un giorno nella vita scopriamo che portiamo nel cuore un grande desiderio di amare, di consolare di essere misericordiosi, d’annunciare il vangelo di fare conoscere Gesù.
Esperimentiamo in noi il desiderio di incontrare altre fratelli e sorelle ai quali possiamo donare la nostra ricchezza, mettere in comune i doni di grazia, di intelligenza, di entusiasmo per costruire insieme una comunità con cui condividiamo quello che siamo e quello che abbiamo.
Molte volte ascoltiamo religiose religiosi che domandano: che cosa mi da la comunità? questa domanda può portarci al egoismo e all'individualismo e a un senso di frustrazione davanti ai fallimenti della vita.
Dobbiamo porci un’altra domanda che cosa io offro alla comunità?
E' nella ricerca dei nostri doni o carismi che ci sono estati dati per il bene comune che li mettiamo al servizio degli altri e che generano la gioia di essere comunità.
Nessuno di noi può essere “consumatori” di comunità ma deve essere “costruttore di comunità” la comunità se costruisce insieme, se vive insieme, se realizza la missione insieme. Il bene comune è sempre più importante del bene individuale, come il bene di tutto il corpo è più importante che il bene di un unico membro del corpo.
Perché siamo comunità? perché siamo poveri, perché siamo ricchi!
Cf. Cap. 12 Lettere ai Corinzi
“La compasión, esto padecer-con, es la respuesta adecuada...
La compassione è dunque la “risposta adeguata” al valore immenso della persona malata, una “risposta fatta di rispetto, comprensione e tenerezza".
*Fra Patricio
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