Se volessimo provare a dare un titolo alla liturgia di oggi, che precede immediatamente la festa del Natale, potremmo chiamarla così: La fretta di Dio.
Lo spunto ci viene dall’esperienza di Maria di Nazareth, la quale, dopo la toccante notizia da parte dell’angelo, “si alzò e andò in fretta”, per dirigersi verso la casa di sua cugina Elisabetta.
Dio non ha fatto solo dono del Figlio, ma al momento in cui, nella verginità incontaminata la rendeva madre di suo Figlio, le ha trasmesso tutti i connotati del suo carattere, tra cui la fretta. Maria ha fretta perché Dio ha fretta.
Il Signore ha fretta e non va di corsa. La fretta è indice di un desiderio di raggiungimento, mentre andare di corsa è indice di ansia. La fretta non mette ansia, ma riscalda il desiderio, motiva l’aspirazione.
Dunque, Maria di Nazareth, aderisce alla fretta di Dio, del suo Dio, ed è riscaldata dal desiderio di raggiungere. È la fretta di portarlo a sua volta agli altri, di comunicarlo, testimoniarlo, annunciarlo.
Il cristiano, come Maria, deve imparare ad aver fretta, deve desiderare di voler portare Cristo all’umanità, di farlo conoscere, comunicarlo, trasmetterlo. E lo deve fare con la stessa dolcezza che ebbe la Vergine Madre.
Maria ha fretta, ma è dolce. È la fretta di una mamma che desidera il bene di suo figlio.
La fretta dolce della Madonna è espressione della fretta tenera di Dio, il quale vuole raggiungere quanto prima i suoi figli.
L’amore di una mamma raggiunge, prima di ogni altro, il cuore del figlio. Si tratta, appunto, della fretta dell’amore. È di questa particolare fretta che noi parliamo oggi, e di cui l’umanità ha urgentemente bisogno. C’è troppa ansia nel nostro mondo, tutti scappano qua e la per raggiungere il posto di lavoro ogni mattina, o per correre a fare qualche servizio particolarmente significativo, ma pochissimi hanno la fretta di raggiungere il cuore del prossimo.
Ma a me vien da pensare alla fretta di molti genitori, che, uscendo dal lavoro alla sera, immergendosi nel caotico traffico del raccordo stradale, desiderano raggiungere quanto prima casa per ritrovarsi insieme, rivedere i volti dei propri figli, stare insieme a cena, godersi qualche ora prima di andare a letto. È di questa fretta che abbiamo bisogno oggi.
Ma non solo per raggiungere i nostri cari, dovremmo aver fretta anche per raggiungere chi non aspetta nessuno, chi sa di essere solo, chi vive in uno stato permanente di abbandono, chi fa la tragica esperienza della notte del dolore, chi è afflitto da ogni sorta di prove nella vita.
Maria di Nazareth raggiunge Elisabetta, immagine di chi è in uno stato di bisogno. Elisabetta è una donna anziana e per di più incinta, dunque, in una situazione di necessità.
Tante sono le “Elisabette” che ci attendono, che sperano in una nostra fretta, desiderano una nostra visita, attendono un nostro sorriso, gradirebbero un nostro aiuto.
Siamo animati dalla “santa fretta” di Dio e di Maria?
don Onofrio Farinola
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