Articolo uscito ieri domenica su Roma Sette: Suore e cappellani a sostegno degli ammalati
Sono 57 i posti letto che la Regione Lazio ha chiesto di destinare alla cura di pazienti contagiati dal coronavirus – come supporto ai centri Covid della Capitale – all’ospedale intitolato a Madre Giuseppina Vannini, fondatrice delle Figlie di San Camillo. Sono 57 anche le suore camilliane che dal virus sono state colpite nella casa generalizia di Grottaferrata, oggi tutte guarite.
Suor Annie Mariavilla, che opera nel nosocomio al Casilino (nel V Municipio), legge in questa «non casuale corrispondenza un segno della mano di Dio», guardando al prendersi cura degli ammalati presenti nella struttura come alla possibilità di realizzare una forma di vicinanza alle consorelle in quarantena ai Castelli Romani.
Suor Sabine Zigani, caposala del reparto di rianimazione, ricorda più di tutto «gli occhi smarriti e sfiduciati degli ammalati», ai quali «abbiamo cercato di far sentire la nostra presenza, sussurrando loro parole di speranza e di fiducia», riconoscendo nel letto di ogni malato «Cristo crocifisso e misericordioso». Questa «esperienza dell’epidemia – prosegue – ci ha riportato a cogliere il limite dell’umanità, ricordandoci che dobbiamo sempre ritornare a Dio, al suo disegno».
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Avviso: per questioni di Privacy tutte le persone che prendono @notizie e/o @foto di questo blog, per pubblicare in altri siti, sono pregate di citarne la fonte. Grazie
Sono 57 i posti letto che la Regione Lazio ha chiesto di destinare alla cura di pazienti contagiati dal coronavirus – come supporto ai centri Covid della Capitale – all’ospedale intitolato a Madre Giuseppina Vannini, fondatrice delle Figlie di San Camillo. Sono 57 anche le suore camilliane che dal virus sono state colpite nella casa generalizia di Grottaferrata, oggi tutte guarite.
Suor Annie Mariavilla, che opera nel nosocomio al Casilino (nel V Municipio), legge in questa «non casuale corrispondenza un segno della mano di Dio», guardando al prendersi cura degli ammalati presenti nella struttura come alla possibilità di realizzare una forma di vicinanza alle consorelle in quarantena ai Castelli Romani.
Suor Sabine Zigani, caposala del reparto di rianimazione, ricorda più di tutto «gli occhi smarriti e sfiduciati degli ammalati», ai quali «abbiamo cercato di far sentire la nostra presenza, sussurrando loro parole di speranza e di fiducia», riconoscendo nel letto di ogni malato «Cristo crocifisso e misericordioso». Questa «esperienza dell’epidemia – prosegue – ci ha riportato a cogliere il limite dell’umanità, ricordandoci che dobbiamo sempre ritornare a Dio, al suo disegno».
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