L'ultima antifona "O" ci vede invocare il Messia che viene col dolce nome di EMMANUELE , letteralmente Dio-con-noi.
Si tratta di un nome tratto dalla profezia di Isaia 7,10-14.. Sembra che, con questo appellativo, la liturgia ci trasporti in un luogo intimo, in un clima di forte tenerezza e familiarità.
Il Messia atteso e Re delle genti, l'Astro che sorge, la Chiave di tutto, il Signore, la Sapienza eterna, la Radice di Jesse, è e resta ora con noi. È il Prossimo e al tempo un prossimo; è Colui che è tangibile e mangiabile nel Pane; è perennemente udibile e percepibile nella Parola. Ed è questa prossimità di Dio-con-noi la nuova Legge. L'Emmanuele infatti, dice l'antifona, è nostro legislatore.
L'Uomo che si farà prossimo ai malati, agli ossessi, ai vicini e ai lontani, ai diversi, entra nel mondo come Bambino che suscita la prossimità degli Angeli dal Cielo, dei Magi Sapienti di altre religioni e dei Pastori locali intenti a vigilare.
Da quel Bambino si recheranno per vederlo poi adulto in un costante pellegrinaggio verso il cuore di ogni uomo. Il Natale è un andare verso Lui, ma anche un ricordarsi che Lui viene verso noi in un perenne viaggio.
Vieni, Signore, non tardare! Poiché anch'io vengo verso te riconoscendoti come il Dio-con-noi, l'Emmanuele che non mi/ci lascia solo/i.
Vieni, Signore, non tardare, poiché neanch'io voglio tardare e l'ora di farti nascere nel mondo ormai è giunta!
Mille benedizioni,
P. Alfredo M.I.
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