Domenica 2 febbraio 1575 Conversione di San Camillo

Non più mondo!

Si ritirò a dormire. Il mattino dopo, due febbraio, festa della Purificazione della Madonna, prima di rimettersi in viaggio, ascoltò la Santa Messa e prese la candela benedetta; salutò e ringraziò con poche parole p. Angelo, e partì col giumento, carico di qua e di là del basto di due otri di vino. 

Lungo la strada solitaria, che si snoda lenta tra gli anfratti del monte Gargano, si raccolse o piuttosto s’immerse nei pensieri che l’avevano tenuto desto a lungo la notte, e che di buon mattino, scuotendolo, lo illuminarono insieme e intimidirono.

L’asino, ora arrancando ora annaspando, procedeva per suo conto senza un richiamo del cavaliere che non vedeva né avvertiva più nulla.

D’un tratto, impotente a contenere la piena dei sentimenti che il fermento dei pensieri aveva fatto levitare, Camillo si buttò di sella, e prostrandosi bocconi a terra sull’aspro sentiero scoppiò a piangere.


Tra i singulti che lo scuotevano, più che brividi di violenta febbre, sotto l’azione d’un sentimento di così vivo dolore da temere che «gli si frantumasse e sminuzzasse il cuore», protestò e supplicò ad alta voce: 

«Signore, ho peccato! Perdona a questo gran peccatore! Misero e infelice me, che per tanto tempo non ti ho conosciuto, mio Dio, e non ti ho amato! Dammi tempo di far penitenza e di piangere a lungo i miei peccati, fino a lavare con le lacrime ogni macchia di essi... Non più mondo... Non più mondo!...».

Restò a lungo a piangere, a lamentarsi, a invocare il perdono di Dio, l’aiuto di Dio e di San Michele Arcangelo, patrono del luogo. Si alzò alla fine con un desiderio tanto acceso e impetuoso di rifarsi a vita nuova, che avrebbe voluto trovar sul posto la tonaca di un cappuccino per indossarla all’istante, e presentarsi ai frati, anche all’esterno, tutt’altro uomo da quello che era stato fin lì... 

«Voleva morire piuttosto che nuovamente peccare... lasciarsi tagliare a pezzi piuttosto che condiscendere a un qualunque peccato... far penitenza...». ... In tal modo, il 2 febbraio 1575, Anno Santo, Camillo rinacque alla grazia, come 25 anni prima era nato al mondo

L’esperienza amara del peccato, accomunata a quella della malattia, della povertà, della fame, del freddo, dell’abiezione, dell’abbandono, del disprezzo, di tutta o quasi l’irraggiungibile gamma delle sofferenze morali o fisiche umane, l’arricchì d’una conoscenza che gli tornerà a bene per sé e a vantaggio di quanti, spinto dalla carità di Cristo, gli riuscirà di raggiungere sullo stesso dolorante cammino: risanerà le sue ferite, curando quelle dei suoi amati fratelli. Soli Deo gloria!

tratto dal libro: S. Camillo de Lellis del camilliano Mario Vanti (Roma 1982)

Commenti