Sabato 1 febbraio l'incontro di Camillo con padre Angelo Omelia del giorno

Sabato 01 febbraio 2025

Breve commento al Vangelo 
da padre Elie Bouda, religioso camilliano e nostro cappellano, durante la celebrazione eucaristica di questa mattina.

Nel vangelo di Marco [ 4,35-41]  di oggi gli Apostoli sono richiamati alla fede attraverso la tempesta. Gesù li rimprovera: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?". Si parla di tempesta, di vento, di onde, barca instabile e piena di acqua

Voglio fare il paragone con quella che celebriamo in questi giorni cioè, il Giubileo della conversione di San Camillo!

Ricordiamo che era il 1 febbraio il giorno che Camillo ha avuto il suo colloquio con padre Angelo*Come i discepoli, Camillo, è rimasto tormentato, tutta la notte, domande … incertezze, paure …

E in tutto questo tempo come per i discepoli: silenzio da parte di Dio … e quando Dio interviene tutto cambia, vento cesso, grande bonaccia, cade Camillo piange e si converte …. così nella nostra vita, dobbiamo ascoltare la Parola del Signore in ogni avvenimento per cogliere la sua misericordia.

*“Il primo giorno di febbraio [1575] , il guardiano, p. Francesco, lo mandò al convento di San Giovanni Rotondo, con delle provviste per quei frati e l’impegno di riportarne delle altre. Partì di buon mattino, disinvolto e quasi sereno, or cavalcando, ora tenendo il giumento alle briglie. 

Giunse a San Giovanni nel pomeriggio, accolto dal guardiano di quel convento, p. Angelo, con la cordialità e l’espansione alle quali era suo, ma che gli procuravano ogni volta un senso nuovo, sempre più profondo, di soddisfazione. 

Fatta l’ambasciata uscì nell’orto del convento a discorrere col guardiano, sotto uno spoglio pergolato di viti, che gli restò nella memoria. Il frate, raccolta in breve l’attenzione di Camillo che già conosceva, entrò a parlargli di Dio e della salvezza dell’anima con parole semplici e luminose: «Dio è tutto; il resto, tutto il resto, è nulla! Salvare l’anima che non muore, è l’unico impegno per chi vive una vita breve e sospesa come quella dell’uomo sulla terra». 

Indovinando le tentazioni alle quali il giovane, aitante e gagliardo, poteva andar facilmente soggetto, l’ammonì a resistere ai cattivi pensieri, “sputando in faccia al diavolo”.

Il consiglio entrò e restò vivo e operante nella mente di Camillo fino alla morte, fu il succo di tutta la predica, il terreno solido sul quale impegnò poi la lotta per rifarsi a vita nuova. 

Lì per lì dissimulò poi la sua commozione, limitandosi a chiedere, umiliato e convinto: «Padre, pregate per me il Signore che m’illumini a conoscere e a fare ciò che debbo per suo servizio e salute dell’anima mia». Era più che non avesse pensato e voluto dire.

Domani continua…..

tratto dal libro: S. Camillo de Lellis del camilliano Mario Vanti (Roma 1982)



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